“Le idee sono ciò che ha fatto l’America. Le idee sono ciò che l’America sta cercando.”
Bruce Lee
Così scrive Linda Lee, vedova del regista e filosofo Bruce, parafrasando le parole del celebre maestro.
Partendo da questo punto, è inevitabile non pensare che si parli di un paese che con tutti i suoi pregi e difetti ha cercato di evolversi attraverso idee e persone.
Lo sport americano con il suo potere di coinvolgimento e l’interesse suscitato in ogni parte del mondo si può definire rappresentazione concreta di un susseguirsi di idee e novità.
Prima di addentrarci sul tema esport si ricordi che l’America possiede una storia molto più giovane del vecchio continente e lo sport agonistico viene così considerato come una messa in scena di quella mitologia e “leggendarietà” che gli europei trovano più facilmente nella storia della letteratura e del teatro greco (non è un caso il riferimento di Nike alla della della vittoria).
Altro fattore che ha fortemente condizionato il coinvolgimento americano per l’esport è la loro ossessione per le statistiche nello sport, facilmente verificabili con statistiche anche avanzate nei vari esport.
Ecco infine 3 punti che ricordano le differenze tra il giornalismo sportivo americano ed europeo, in questo caso quello spagnolo.
E’ dunque facile immaginare che l’avvento degli esport abbia trovato terreno abbastanza fertile in America soprattutto California ed in Nevada, dove l’intrattenimento e la competizione è core business di molte attività.
E’ proprio negli USA, e precisamente alla università di Stanford, che si è tenuto il primo torneo di Spaceware tra gli studenti, pubblicizzato all’epoca come un “Intergalactic spacewar olympics”.
Questo evento è ritenuto dagli storici come “la prima pietra” del mondo esport.
Da quelle olimpiadi intergalattiche se ne sono fatti di passi in avanti, e il mondo esport si è sviluppato a macchia d’olio su tutto il pianeta ed in particolare in Oriente.
Cina, Giappone e Corea infatti non sono state solo ad ammirare ed inseguire le idee americane come negli altri sport, ma stavolta hanno sviluppato una loro cultura solida ed indipendente del mondo esport.
Parlando di numeri, ecco i ricavi dei “Paesi top 10 negli esport”:
L’EVENTO
Agli USA dunque ora tocca condividere e creare contesti sempre più innovative per poter galoppare il trend e non essere mai impreparati.
E come potevano meglio farlo se non attraverso il specializzarsi in eventi esport ed in generale del settore dei videogame.
E’ proprio con queste basi che nasce l’E3 (Electronic Entertainment Expo) di Los Angeles.
Nato nel 1995, la ESA (organizzatrice dell’evento) offre ampia possibilità di esposizione a tutti gli attori del mondo esport.
Quest’anno, registrando una affluenza di 69200 spettatori, l’evento ha puntato soprattutto sullo sviluppo del mondo del competitivo, attraendo il pubblico attraverso lo sviluppo di giochi che mirano con il multiplayer online ad entrare tra i giochi competitivi top.
LE CITTA’
Da tenere d’occhio nell’esport americano sono non a caso le città dove la tecnologia viene amata e studiata attraverso i più noti college.
Ricordiamo dunque Seattle, Houston, San Josè e Los Angeles.
Menzione a parte merita ciò che sta succedendo ad Arlington.
“Entro la fine dell’autunno, vicino a Dallas sarà ultimato il più grande stadio dedicato agli eSport di tutti gli Stati Uniti. Si tratta di un progetto da circa 10 milioni di dollari, che ha ridato vita all’Arlington Convention Center. In un’area di oltre 9.000 metri quadrati, il prestigioso studio di architettura Populous creerà uno stadio da circa 3000 posti a sedere. La capienza potrebbe sembrare limitata, soprattutto se rapportata a quella dei nostri impianti, ma ciò consentirà di non avere grossi problemi nel riempire la struttura.”