In architettura il connubio marketing-design è ormai assodato, con buona pace dei puristi. Perfino i club di calcetto hanno bisogno di un appropriato club design e di un’efficace strategia di branding correlata ad esso.
I primi esempi in cui la progettazione delle industrie e dei punti vendita si piega alle logiche del business e del mercato risale agli inizi del ‘900 dove i protagonisti del modernismo, promotori di un radicale rinnovamento dell’architettura attraverso uno stretto contatto con l’apparato produttivo, iniziavano a capire come l’affermazione di un marchio passasse anche e soprattutto attraverso uno specifico concept design che permeasse ogni aspetto dell’impresa in modo da renderla riconoscibile in qualsiasi sua manifestazione: dai cartelloni pubblicitari alle maniglie delle porte di ingresso dei punti vendita.
Tuttavia la vera esplosione ed affermazione di questa tendenza si palesa negli anni ’80 quando, sotto la spinta di una globalizzazione forsennata guidata dall’America Reaganiana, i più grandi marchi capirono che quello che dovevano vendere era l’idea associata al loro prodotto e non solo il prodotto in quanto tale. Esempi eccellenti in questo senso li riscontriamo nella vita di tutti i giorni e noi stessi, spesso inconsapevolmente, ci facciamo promotori dei loro ideali e dei loro prodotti; effetto oggi più che mai amplificato grazie all’avvento dei Social Network.
Gli anni ’80 sono anche gli anni in cui si afferma preponderante la pratica del franchising la quale, evidentemente, trova nella standardizzazione e nella replicazione su scala mondiale uno dei suoi pilastri fondamentali. Per questo motivo il lavoro di branding, la progettazione di una “linea” di design, diventa un aspetto cruciale, tutt’altro che trascurabile, per l’affermazione di un marchio.
Il mercato del 5-a-side è oggi definitivamente uscito dalla fase embrionale fatta di approssimazione e soluzioni alla “buona”, anche e soprattutto perché la concorrenza è molto più alta e la clientela sempre più esigente
La standardizzazione nella progettazione dei club privati di 5-a-side è per certi aspetti inevitabile e segue le stesse logiche di altri settori.
Le più grandi catene di 5-a-side lo hanno capito da tempo e fin da subito hanno cercato di creare luoghi sempre uguali a sé stessi ovunque operassero di modo che i clienti sapessero sempre che ambienti e attenzioni aspettarsi. Il mercato tuttavia è sempre più affollato e la conquista su grande scala dei mercati emergenti passa oggi necessariamente attraverso uno studio del brand di tipo professionale.
Non stupisce dunque che un marchio come Goals, la più importante catena di 5-a-side nel mondo, nel piano di investimenti di quest’anno abbia inserito come necessità impellente l’ammodernamento e la riprogettazione delle club house già realizzate in quanto punto chiave per la diffusione ed il successo del brand. Goals ha deciso di optare per un vero studio professionale al fine di delineare una nuova linea, chiamata Clubhouse 2020, che possa caratterizzare appieno i propri centri sportivi.
Lo stesso si può dire di Sofive, una delle più grandi catene di 5-a-side degli USA che, fin dall’inizio della sua avventura ha cercato di imprimere un’immagine netta e caratteristica ai propri centro sportivi mantenendo comunque un occhio di riguardo ai costi.
Perché, è bene ricordarlo, la standardizzazione viaggia su un doppio binario: riconoscibilità del marchio ed economicità.
Ripetere degli elementi sempre uguali all’infinito vuol dire anche e soprattutto economicizzare, e di molto, la realizzazione seriale dei propri centri.
Proprio su questa scia, WSB Quality Courts sta riflettendo da più di un anno su una suggestione, l’estrema conseguenza della logica della standardizzazione applicata alla progettazione architettonica dei propri centri sportivi: l’utilizzo di container dismessi per la realizzazione delle club house.
Abituata a lavorare in ogni parte del mondo, nelle situazioni e nelle condizioni più disparate, WSB si è posta la seguente domanda: come creare dei moduli sempre uguali, da assemblare direttamente in loco, qualunque esso sia, senza il minimo sforzo?
Il container si rivela in questo senso un’ipotesi estremante interessante.
Attraverso i container si possono creare spazi sempre diversi sia all’interno di edifici esistenti sia in spazi aperti. I moduli possono essere facilmente prefabbricati in officina e leggermente modificati in loco dopo la posa, inoltre donano un look estremamente caratterizzante al centro sportivo, con un taglio “urban-street” che ben si coniuga con il mondo del 5-a-side.
In generale in architettura in questo senso gli esempi sono già molti, per quanto riguarda il 5-a-side un esempio calzante viene proprio da WSB con il Club “Gol a Gol” realizzato ad Hospitalet (Barcelona).